Bologna e' nuda!
Nella storia dell’Università bolognese, la più antica di tutte, si intrecciano le storie di tante persone e di tante diverse culture. Storie di bolognesi, storie di migranti, storie di studenti, storie di professori e storie di semplici cittadini ‘ospiti’ di questa realtà. L’Università di Bologna ha rappresentato per la città un simbolo, un motivo di orgoglio ed un centro di incontro tra idee, valori e tradizioni tra di loro differenti di un’Italia complessa ed eterogenea.
Potremmo anche dire che l’Università ha fatto della città stessa una delle più importanti piazze (vera e propria agorà) d’Italia, un laboratorio complesso dal quale sono emersi movimenti, studi culturali, religiosi e politici che sono stati protagonisti dei cambiamenti più importanti della nostra patria e forse dell’Europa intera.
Ma oggi chi non si accorge di quanto Bologna soffra?
Una sofferenza visivamente esplicita, una sofferenza fatta di rifiuti buttati sulle sue strade lastricate, fatta di disegni offensivi e senz’arte che imbrattano i suoi muri gialli e arancioni, fatta dello scempio dei suoi simboli culturali e religiosi, una sofferenza fatta di urla e strepiti di persone che, ahinoi, non hanno nulla da dire.
Noi siamo profondamente convinti che il degrado di Bologna derivi da un degrado ancor più temibile e ancor più grave dei cuori e delle menti dei suoi cittadini e dei suoi studenti, intrappolati in una gabbia culturale che si crede unica e autoreferenziale, che si crede la migliore nonostante i suoi frutti avvelenati che tutti noi dobbiamo sopportare.
Ma potranno gli idranti, gli imbianchini infaticabili e i litri di disinfettante fare veramente qualcosa per la nostra città?
Questo ci siamo chiesti, o meglio, questo ognuno di noi ha chiesto a se stesso e a chi aveva vicino. E siccome per tutti la risposta è stata un secco no pronunciato all’unisono, per un attimo abbiamo capito che non siamo soli, che non siamo pazzi, che il re, o meglio la città, è nuda!
Abbiamo capito anche che la colpa è in parte nostra, per non aver fatto niente per contrapporci a questa cultura del nulla e del degrado, questa cultura dello sballo a tutti i costi, questa cultura del divertimento senza rispetto.
Da dove ripartire allora? Proprio da quell’Università che ha reso famosa Bologna e che ora rappresenta dolorosamente il motivo del suo degrado.
Ed ecco l’idea di costruire un’alternativa, o meglio, di riscoprirla; l’idea di potersi divertire senza danneggiare nessuno, anzi contribuendo al miglioramento di tutti noi;l’idea di ridere, scherzare, e, perché no, bere qualcosa insieme, facendo cultura, sport, beneficenza, e facendo riflettere i nostri concittadini e amici sul fatto che esiste un’altra strada.
L’idea è di metterci insieme ed insieme fare, finalmente, la differenza per il cambiamento della nostra città.
Potremmo anche dire che l’Università ha fatto della città stessa una delle più importanti piazze (vera e propria agorà) d’Italia, un laboratorio complesso dal quale sono emersi movimenti, studi culturali, religiosi e politici che sono stati protagonisti dei cambiamenti più importanti della nostra patria e forse dell’Europa intera.
Ma oggi chi non si accorge di quanto Bologna soffra?
Una sofferenza visivamente esplicita, una sofferenza fatta di rifiuti buttati sulle sue strade lastricate, fatta di disegni offensivi e senz’arte che imbrattano i suoi muri gialli e arancioni, fatta dello scempio dei suoi simboli culturali e religiosi, una sofferenza fatta di urla e strepiti di persone che, ahinoi, non hanno nulla da dire.
Noi siamo profondamente convinti che il degrado di Bologna derivi da un degrado ancor più temibile e ancor più grave dei cuori e delle menti dei suoi cittadini e dei suoi studenti, intrappolati in una gabbia culturale che si crede unica e autoreferenziale, che si crede la migliore nonostante i suoi frutti avvelenati che tutti noi dobbiamo sopportare.
Ma potranno gli idranti, gli imbianchini infaticabili e i litri di disinfettante fare veramente qualcosa per la nostra città?
Questo ci siamo chiesti, o meglio, questo ognuno di noi ha chiesto a se stesso e a chi aveva vicino. E siccome per tutti la risposta è stata un secco no pronunciato all’unisono, per un attimo abbiamo capito che non siamo soli, che non siamo pazzi, che il re, o meglio la città, è nuda!
Abbiamo capito anche che la colpa è in parte nostra, per non aver fatto niente per contrapporci a questa cultura del nulla e del degrado, questa cultura dello sballo a tutti i costi, questa cultura del divertimento senza rispetto.
Da dove ripartire allora? Proprio da quell’Università che ha reso famosa Bologna e che ora rappresenta dolorosamente il motivo del suo degrado.
Ed ecco l’idea di costruire un’alternativa, o meglio, di riscoprirla; l’idea di potersi divertire senza danneggiare nessuno, anzi contribuendo al miglioramento di tutti noi;l’idea di ridere, scherzare, e, perché no, bere qualcosa insieme, facendo cultura, sport, beneficenza, e facendo riflettere i nostri concittadini e amici sul fatto che esiste un’altra strada.
L’idea è di metterci insieme ed insieme fare, finalmente, la differenza per il cambiamento della nostra città.
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