lunedì, settembre 18, 2006

Lettera al presidente Pacifinto

Stiamo organizzando una sottoscrizione di firme per questa lettera che consegneremo a Prodi (per firmare aggiungete un commento),
il Consigliere cittadino di F.I. Lorenzo Tomassini ha realizzato una bandiera che sara' disponibile il sabato presso un appposito banchetto di sottoscrizione all'incrocio via Farini via D'Azeglio


Signor Presidente del Consiglio Romano Prodi,
Le scriviamo questa lettera per testimoniarLe tutta la nostra indignazione e rabbia per aver dimostrato nei fatti come la coalizione di centrosinistra da lei guidata abbia strumentalizzato per anni la naturale e legittima aspirazione dell'uomo alla Pace.
Non vogliamo né possiamo dimenticarci la contrarieta' alla missione Italiana in Iraq dell'Unione, espressa piu' volte quand'era all'opposizione.
Tale missione operava ed opera a tutt'oggi con il consenso delle nazioni unite affermato in ben due risoluzioni, la 1511 del 23 ottobre 2003 e la 1546 del 9 giugno 2004. In tali risoluzioni testualmente “Si riconosce che il sostegno internazionale al ripristino della stabilita' e della sicurezza e' essenziale per il benessere della popolazione dell'Iraq” (R.1546, preambolo) ...”Si esortano le nazioni a partecipare alla forza multinazionale con l'invio di forze militari”(R.1511, art.14) ..”Si stabilisce che la forza multinazionale avra' autorita' di prendere tutte le misure necessarie per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilita' in iraq” (R.1546, art.10) ed infine ”si richiede agli stati membri ed alle organizzazioni regionali e internazionali di contribuire all'assistenza della forza multinazionale, comprese le forze militari, come stabilito in accordo con il governo dell'Iraq, per andare incontro ai bisogni della popolazione irachena di sicurezza e stabilita', di assistenza umanitaria e per la ricostruzione, di appoggiare gli sforzi dell'UNAMI, la missione Onu di assistenza dell'Iraq” (R.1546, art.15).
D'altra parte, in questi giorni il governo ha autorizzato l'invio di truppe in Libano, ammettendo di fatto la possibilita' e la necessita' di un intervento armato italiano per stabilire e garantire la pace al di fuori dei propri territori nazionali.
Dove sono finite le prediche sull'incostituzionalita' di un nostro intervento armato ai sensi dell'articolo 11 della costituzione? Dove sono state riposte le bandiere della pace che tappezzavano un tempo i davanzali delle nostre citta'?
Se il crisma della necessita' di un intervento militare e' affidato all'ONU, non capiamo perche' il governo da Lei presieduto si interroghi sul rifinanziamento della missione in Iraq, dato il consenso dell’ONU, a meno che non consideri che il diritto alla pace ed alla sicurezza di un cittadino iracheno valga meno di quello di un cittadino libanese.
O vi sono altre considerazioni che sono taciute?
Ci preoccupa molto, a questo proposito, l'intervista rilasciata dal ministro degli esteri D'Alema all'Espresso il 18 agosto scorso.
In tale intervista il ministro afferma che “E' sbagliato dire che i nostri soldati vanno li' a disarmare Hezbollah....L'unica prospettiva realistica e' un accordo tra le forze politiche libanesi che probabilmente si risolvera' con l'integrazione di Hezbollah nella forza armata libanese regolare...La forza multinazionale dara' un supporto organizzativo, preparera' i libanesi, li aiutera' ad avere forze armate efficaci”.
Ma D'Alema ha dimenticato di dire contro di chi tali forze armate saranno efficaci. Di certo non contro Hezbollah che si trovera' ad essere integrato all'interno dell'esercito regolare libanese.
Non sara' forse la possibilita' di limitare la forza di Israele ad aver spinto il governo ad inviare i soldati in Libano? Non si spiegano, altrimenti, le differenze di comportamento del governo nei confronti delle due missioni ugualmente autorizzate ed esortate dall'ONU.
Ci indigna, Signor presidente, l’avere al governo del Paese una coalizione che si fa beffa della retorica pacifista di cui ci aveva nauseato, tradendo le aspettative dei propri elettori e soprattutto mettendo in serio pericolo la vita dei militari mandati in missione.
Vi è, infatti, un’aggravante che pesa in modo determinante sulla missione in Libano: I rischi dell’impresa, infatti, sono infinitamente superiori a quelli che gravavano e continuano a gravare sulle missioni in Afghanistan ed in Iraq.
L’incubo che pesa sulla missione è di finire nel mezzo di una guerra non solo asimmetrica ma anche tradizionale, condotta non solo da miliziani fanatizzati ma anche da eserciti regolari altamente addestrati, magari proprio dagli stessi caschi blu, come sembra auspicare D’Alema.
L’impotenza manifesta delle Nazioni Unite e dell'Unione Europa fa in modo che le truppe di pace non solo non possano rimuovere in alcun modo le cause del conflitto libanese ma, con la loro presenza passiva, favoriscano la riproposizione aggravata delle stesse cause. Nessun casco blu disarmerà gli Hezbollah. Nessun soldato di pace cercherà di favorire il rilascio dei due soldati israeliani catturati dal Partito di Dio. Nessun militare con la bandiera delle Nazioni Unite si posizionera' sulla frontiera siriana per impedire che il regime di Damasco continui a rifornire di armi e soldi chi predica la distruzione d’Israele. Il tutto mentre nei territori palestinesi, alla vigilia della nascita di un governo di unità nazionale, Hamas ribadisce che mai e poi mai rinuncerà alla distruzione dello stato ebraico, ed il presidente Iraniano ne minaccia la scomparsa.
Per scellerata insipienza della comunità internazionale e del governo italiano, in altri termini, la forza internazionale di pace rischia di servire soltanto a preparare la prossima guerra mediorientale.
La Pace, Signor presidente, non si strumentalizza, in quanto non è un valore indefinito ma bensì una aspirazione costante dell’uomo la cui realizzazione è premessa di libertà, ed in quanto tale è subordinata ad essa.
Chi strumentalizza la pace per i propri fini si ritrova a dover fare i conti con una realtà fatta di popoli schiavi, di diritti umani negati, di miseria e desolazione che richiedono una risposta.
Ci auguriamo con tutto il cuore che a fare le spese di questa politica demagogica e opportunista sia il Suo governo e non i militari in missione ai quali, come sempre, va il nostro profondo e sincero appoggio.