domenica, ottobre 15, 2006

L’essere é e non può non essere: ovvero secondo Parmenide di Elea, famoso filosofo, i Senatori a Vita...


L’essere é e non può non essere: ovvero secondo Parmenide di Elea, famoso filosofo, i Senatori a Vita, in uno stato democratico, rappresentano il segno di una pericolosa emergenza dittatoriale gerontocratica.

Questa cari miei è una maledetta emergenza democratica, perché ai cittadini italiani è stato tolto il primo vero potere, nonché diritto fondamentale, spettante loro in uno stato veramente democratico: il potere di sovranità, ovvero il diritto di governare collettivamente il proprio Paese e deciderne le sorti, che secondo il principio democratico si concretizzerebbe nello scegliere liberamente e a maggioranza chi li debba rappresentare stando al governo del Paese, cioè chi debba decidere di parte della loro (leggasi nostra) vita.

Ma è anche qualcosa di più, è un’emergenza democratica “stagionata”, perché ci troviamo già da tempo e senza ben accorgercene, in una gerontocrazia, che io definirei in sostanza come il governo dei cateteri d’oro: persone che possono aver perso (e probabilmente è così), le proprie facoltà razionali e versare in uno stato di non piena lucidità mentale, di capacità di intendere e volere ridotta o deformata, hanno il controllo della nazione.

Loro, ma non il cittadino, non il popolo, e soprattutto non il Parlamento, eletto sempre nel nome del popolo “sovrano”.

Ormai è tanto che cerco di farmene una ragione, ma non ci riesco, ho bisogno di condividere con voi alcune riflessioni che mi angosciano, che non mi fanno dormire la notte, neanche mi fossi coricato subito dopo avere mangiato la peperonata e che riguardano il perché la situazione sia così terribile nel nostro Paese: il perché non possiamo vivere in uno Stato libero e democratico, con un minimo di coerenza nei confronti dei valori su cui si fonda e con una sufficiente dose di coscienza sociale.

Se seguirete questo ragionamento e le sue implicazioni, nonostante alcune osservazioni siano, per necessità esplicative, morbosamente marcate e rimarcate, forse capirete come mi sento…

Gallina vecchia non fa buon brodo.

Essendo che i Senatori a Vita sono “investiti” di una carica a durata vitalizia, accadrà inevitabilmente che essi si ritroveranno ad esercitare la loro funzione anche quando saranno molto avanti con l’età, con tutte le conseguenze che ciò comporta.

Già è così, perché i Senatori a Vita potrebbero arrivare, rimanendo in carica a tempo teoricamente indeterminato, all’età ipotetica di Matusalemme, oppure a quella dell’uomo o della donna più vecchi al mondo tuttora, rispettivamente 115 e 117 anni, e versare in condizioni non proprio di piena lucidità e reattività: perché si sa, andando avanti con gli anni non si hanno piu’ le stesse prestazioni di una volta, come dice la Pfizer (la casa farmaceutica inventrice del famoso farmaco conosciuto come Viagra).

La morale?

La morale è che in primo luogo vi conviene guardare la foto di Emiliano Marcado del Toro (115 anni appunto), che pur essendo un adorabile canuto, e con tutto il rispetto dovuto per l’anzianità, la dice lunga sulla capacità di essere energici, reattivi, recettivi e vigili al 100%, quando si supera “La carica dei 101”, ma forse anche quella dei “99 Posse” e mi sa un po’ prima pure (NB salvo rarissime eccezioni ovviamente).

In secondo luogo persone che potrebbero essere narcolettiche, miopi di 8 decimi per occhio, con artriti deformanti e ipertensione arteriosa “a tutta birra”, non ci danno la garanzia di premere il tasto giusto al momento giusto o di scrivere le cose giuste nel posto giusto (mi riferisco alle votazioni ad esempio), né ci danno la garanzia di essere utili allo Stato: oltre a prosciugarne “a vita” le casse per pagare i loro onorevoli stipendi, saranno in grado di capire le situazioni e le cose opportune da farsi o finiranno per essere delle mine vaganti senza controllo, visto che tra l’altro non è presente nei loro confronti alcuna “certificazione di risultato”, cioè che si possa giudicare sul fatto che essi abbiano effettivamente svolto un utile lavoro per il Paese?

Cambiando discorso lo sapevate che i Cardinali ultraottantenni sono esclusi dal Conclave? Perché mai, secondo voi, vengono esclusi dall’elettorato attivo? Forse perché la Chiesa Cattolica ha riflettuto, in modo logico, sul fatto che per materie così importanti, come l’elezione del Papa, è importante che gli elettori siano ancora nel pieno delle loro facoltà mentali e della loro lucidità? Pò esse!

La carica di Senatore a Vita, così come originariamente concepita, si basava sulla ratio, ovvero sul principio, secondo il quale ad illustri soggetti, distintisi per il loro impegno culturale e civile, si sarebbe dovuto riconoscere il merito di aver reso un servizio tale alla nazione per cui, avrebbero meritato l’onore di potersi sedere in Senato, la camera alta, e di partecipare alle assemblee e alle decisioni che in tale assise si sarebbero tenute.

Ma tale privilegio era stato principalmente visto nell’ottica di svolgere una funzione consultiva e di assistenza ai membri di tale Assemblea, soprattutto nei campi in cui i soggetti nominati si erano distinti, ma non di realizzare, in primo luogo, una funzione politica: funzione che per principio non sarebbe loro propria, non essendo stati “investiti” della prestigiosa carica in virtù di una nomina basata su mandato elettorale, ossia su una scelta fatta dagli elettori e fondata per esempio, sull’appartenenza ad un gruppo politico, ovvero un partito con determinati valori, principi e indirizzi.

Funzione, quella politica dei Senatori a Vita, che non è quindi compatibile col principio di sovranità popolare, che si basa proprio su tale fatto: che è il popolo italiano nel complesso a dover scegliere il governo e l’indirizzo politico di questo, tramite la nomina dei propri rappresentanti, non solo alcuni cittadini; cittadini che risultano essere proprio i Senatori a Vita, i quali col loro potere di voto al Senato, anche in materia di fiducia al Governo, possono fare si che si verifichi in concreto questa situazione antidemocratica.

Poche persone, pochi Senatori a Vita dunque, si trovano nella condizione potenziale di fare la differenza tra la scelta di formare in un certo modo un Governo o formarne uno diverso, si trovano cioè nella condizione di avere un potere superiore rispetto agli altri Senatori che invece sono presenti in numero fisso prestabilito e che sono stati eletti dal popolo: ciascuno di questi infatti, per essere eletto, deve essere scelto e votato da migliaia di elettori, non scelto da uno solo, (che e’ il Presidente della Repubblica), e nei confronti di quegli elettori il Senatore eletto e’ responsabile e portavoce.

Poi la parola “a vita” è particolarmente inquietante, perché fa capire come in nessun caso il Senatore a Vita possa rispondere del suo comportamento politico nei confronti dei cittadini dello stato, poiché se un Senatore non viola norme penali o civili, ai quali è comunque soggetto (con relativa disciplina specifica applicata ai membri del parlamento), non è in alcun modo giudicato dal popolo sia nel suo operato che per i suoi comportamenti, nella sua moralità, nel modo che ha di servire lo Stato come membro del Parlamento: é come se questo Senatore venisse in ogni caso rieletto all’infinito, non essendo mai e poi mai soggetto ad alcun rapporto di fiducia o a mandato popolare.

Mentre un qualsiasi altro membro delle Camere può non essere riproposto dal proprio partito, ma soprattutto può non essere riconfermato dagli elettori (in questo sta il principio della sovranità popolare), perché ritenuto per esempio, non meritevole, il Senatore a Vita resiste inossidabile come una gargolla, attraverso le peripezie della camera alta, in un atteggiamento di paciosa attesa che il tempo e i piccioni facciano la loro parte.

In terzo luogo, (e qui finiamo di scherzare, perché comincia la parte più seria), è che Parmenide di Elea, noto filosofo e saggio, ci maledice dall’alto dei Cieli e la sua anima non trova pace, perché l’uomo non lo vuole ancora ascoltare dopo più di 2500 anni: “l’essere é e non può non essere” e viceversa, logicamente, “il non essere non é e non può essere”, diceva costui.

Così ci suggeriva con amore il buon Parmenide.

La Costituzione dice che:
Art. 1 “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

Ma anche che:
Art. 59 “È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica.Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.”


Quindi nell’articolo 59 della fonte di diritto suprema, la Costituzione della Repubblica appunto, fonte su cui si basano tutti i principi, valori e ideali dello Stato e del suo Corpus Iuris, si giustifica un principio contrario a quello sancito precedentemente, (cioè quello dell’art 1), e si ha quel fenomeno che Parmenide ci spiega non essere possibile, salvo in un caso: “l’essere non può mai non essere”, dice egli, “salvo un caso, che in poche parole, nude e crude, si chiama menzogna”.

“Come è possibile che una cosa abbia delle qualità che sono il suo contrario”, prosegue il saggio Parmenide, “la democrazia non può avere caratteristiche antidemocratiche, perché se una cosa non può essere ciò che non è, logicamente non può avere neanche qualità che sono il suo contrario, se questo avviene vuol dire che non stiamo parlando di quella cosa, ma di un surrogato della stessa, anzi proprio di una cosa che è totalmente diversa e probabilmente è il suo contrario”.

Se accade questo è come se si usasse un nome per “vestire” qualcosa che ha un nome diverso: come mettere un vestito da donna ad un uomo e dire che e’ una donna, non lo sarà mai, anche se facesse milioni di operazioni chirurgiche di ogni tipo e si cambiasse il nome da Gustavo a Giusy sulla carta d’identità, poiché il Padre Eterno così l’ha fatto e così sempre sarà, è nel suo DNA e non potrà mai avere le stesse, identiche caratteristiche fisiche e fisiologiche di una donna, perchè non lo è, per quanto possa finire per somigliarci e non potrà mai esserlo.

Menzogna è quando si usa una parola per il suo significato naturale, ma inserendola in un contesto tale per cui il suo significato viene trasformato in qualche cosa d’altro: il termine usato è pura apparenza, perchè ad esso si aggiungono cose che lo snaturano, per questo non è più “essere”, non perchè abbia perso le sue proprietà, ma perchè queste sono state abilmente sfruttate e modificate per diventare altro, l’opposto, per diventare “non essere”.

Se si presuppone che siano “essere” il principio di sovranità popolare e quello di democrazia, (termini che hanno in realtà analogo significato, ma sovente usati per indicare cose diverse, nel primo caso un principio, nel secondo la modalità di espressione dello stesso), ossia se è vero, esistente, reale, effettivo, che in Italia la sovranità appartiene al popolo, se in Italia c’è democrazia, se in Italia è il popolo che con libere elezioni decide chi deve sedere nel Parlamento e nelle altre assemblee delle istituzioni dello Stato, tramite l’esercizio del proprio diritto di voto, col quale esprime la propria volontà (che secondo l’art. 48 della stessa Costituzione e’ “ DOVERE CIVICO”), allora non può “essere” che il popolo sia escluso dalla nomina anche solo di ALCUNI dei propri rappresentanti, e se ciò accade vuol dire che l’affermazione “il popolo è sovrano” non ha nessun senso reale, E NEPPURE E’ VERA come principio, quindi la sovranità non “è”, non esiste, di fatto e di sostanza.

“La sovranità appartiene al popolo”, come scritto nella Costituzione, significa che il popolo, cioè le “molte” persone (65 milioni) che sono cittadine del nostro Stato, hanno collegialmente il potere di sovranità e non singolarmente, e che tale potere va espresso con i meccanismi tipici della democrazia come le elezioni: questo presuppongono il principio di sovranità popolare e democrazia riferiti allo Stato.

Il Presidente della Repubblica, individuo e cittadino eletto, sia pure indirettamente, ma singola persona, e che per definizione non può dirsi “popolo”, ha invece da solo il potere del “popolo”: quello di nominare dei rappresentanti del “popolo” che rappresentano la Nazione, senza consultare il “popolo” stesso.

Il popolo non è uguale a un individuo, “l’essere non può non essere”, quindi se un individuo ha il potere di nominare dei rappresentanti del “popolo” (i Senatori a Vita), allora ha lo stesso potere, come principio, di tutto il “popolo”, quindi non solo non vi è uguaglianza tra i cittadini, come sancito sempre dalla nostra Costituzione all’Art.2, ma soprattutto viene meno il primo principio della nostra Costituzione: la sovranità appartiene al popolo!!!

Se anche un solo cittadino deve avere (!!!) per legge (!!!) (v.Art 59 Cost) più potere di sovranità rispetto ad un altro cittadino o esercitare il suo potere di sovranità in modo sostanzialmente diverso rispetto agli altri cittadini e ai principi fondamentali dello Stato, o può non essere più legato da un principio di fiducia e responsabilità verso il popolo, allora la sovranità non appartiene a tutto il popolo collegialmente, è evidente, ma a molti in un modo, a pochi in un altro, e in uno stato in cui non vi è realmente sovranità popolare, non vi può essere dunque democrazia, ma al massimo oligarchia.

“L’Italia e ‘ un’oligarchia fondata sul lavoro dei molti che lavorano in modo onesto e sfruttati da chi lavora in modo disonesto” dovrebbe essere scritto nel primo articolo della Costituzione, sarebbe una espressione più poetica!

Un calcolo approssimativo ci mostra come nella maggior parte delle regioni d’Italia (tutte, escluse le più piccole), occorrono 100.000 voti per eleggere un senatore (il calcolo tiene conto del rapporto tra popolazione votante e seggi assegnati), quindi pensate un po’: il Presidente della Repubblica ne può eleggere fino a cinque, cioè conta come 500.000 elettori, più sé stesso, che diventa Senatore a Vita a fine mandato, e quindi ne aggiungiamo altri 100.000!!!

Totale Presidente 600.000 voti, totale cittadino 1, insomma una partita senz’arbitro, altro che calciopoli!

“Ma il Presidente è un cittadino anche lui, vergogna!”, mi gridano ancora Parmenide e assieme a lui anche Robespierre, invidioso di non essere riuscito a contare tanto nella Repubblica Francese del Terrore, pur essendo Cittadino anche lui!

Riepilogando quindi ciascun Senatore a Vita potrebbe dire: “io valgo per cento (mila) elettori”, ma in realtà non è stato votato da nessuno, perché non è un candidato alle elezioni. Eppure anch’egli esercita una funzione decisionale e ha un potere (non legittimato da volontà popolare), che vale per 100.000 elettori e che non e’ sicuramente pari a quello degli altri civites (no uguaglianza), ma soprattutto che non trova, mi preme ripeterlo, la sua origine dalla volontà popolare (no sovranità).

Certo fino al Presidente Pertini tutti credevano umilmente che 5 fosse il numero massimo di Senatori a Vita che potessero essere presenti in Senato, ma siccome la Costituzione non specifica bene il numero, da Pertini in poi si optò per l’interpretazione estensiva: ogni Presidente, si disse da allora, ne può nominare fino a cinque!

Risultato: in caso di sostituzione infinita di Presidenti della Repubblica, causa dimissioni o decimazione, secondo l’interpretazione corrente, il numero sarebbe potenzialmente illimitato e quindi potrebbe superare, sempre potenzialmente, anche il numero di Senatori eletti dal popolo, che e’ fissato a 315, si creerebbe così una geronto-oligarchia-suprema a vita, con spese di miliardi (di euro però)!

Ma la nostra attuale situazione, alla luce di questa analisi può anche solo odorare di democrazia?

La prima cosa che insegnano i grandi maestri del Buddismo zen in Giappone è: “quando piove i marciapiedi si bagnano”.

Io non sono un maestro zen, ma una cosa l’ho capita grazie a Parmenide di Elea, ai Presidenti della Repubblica e ai Senatori a Vita: in Italia non siamo in democrazia, e "almeno" questa volta non si puo' dare la colpa a Berlusconi!

Grazie Sig. Presidente e Sigg. Senatori a Vita, se foste persone che amano la Patria e il popolo italiano, almeno questa volta dareste un bell’esempio facendo la cosa giusta: come, con responsabilità, fece il maestro Toscanini, rinunciando all’”investitura”.

W LA NOSTRA POVERA ITALIA E CHE DIO CI AIUTI!

(Perché ho usato lettere maiuscole nelle due parole della locuzione Senatori a Vita? Per rispetto…)