martedì, novembre 07, 2006

Il mid-term e il ritiro delle truppe

A sentire dai media sembra che ogni giorno l' Iraq stia per crollare. Eppure è ancora lì. Viene da chiedersi se quello che vediamo è la realtà, o se vediamo tutto quello che succede. Andando oltre ai cinque minuti disfattisti che i tg internazionali dedicano a questo povero paese e informandosi più minuziosamente, esce un quadro più preciso. Le parole più efficaci le ha trovate il Generale Casey, che dice "Siamo chiari: stiamo combattendo duramente nel centro dela paese e nella provincia di Anbar. Ma penso sia importante ricordare che il 90% della violenza settaria ha luogo in un raggio di 30 miglia dal centro di Baghdad e il 90% della violenza in generale in cinque province. Questo paese non affonda nella violenza settaria, anche se la situazione è dura". Più chiari di così. Sento già dire che ci si potrebbe non fidare di un generale americano perchè è interessato nel conflitto, ma chi meglio può conoscere i numeri?
La situazione laggiù è quindi di combattimenti in massima parte a Baghdad, perchè gli stessi terroristi e miliziani sanno che è da Baghdad che si controlla il paese, è lì che si combatte la battaglia decisiva. Non può essere che gli americani e il governo controllino l' Iraq senza la capitale, perciò lì si sono concentrati tutti gli sforzi per abbattere o salvare la democrazia. Se il governo iracheno con gli eserciti locale e americano riusciranno a tenere duro, allora la violenza settaria rallenterà. Se l' amministrazione irachena si dimostrerà unita e guiderà solidamente il paese, farà le riforme necessarie e troverà una soluzione alla lotta sciiti-sunniti che alimenta la violenza e il terrorismo, allora chi vuole far cadere il paese nel caos perderà le speranze. Ma come può succedere ciò, se viene a mancare il garante di una minima sicurezza, l' esercito americano? Stupisce tristemente vedere come i Democratici negli Stati Uniti utilizzano l' argomento del ritiro delle truppe per vincere le mid-term, sapendo quanto possa essere irresponsabile questa scelta. Se si ritirassero le truppe, l' esercito iracheno e il governo reggerebbero pochi giorni. Il paese cadrebbe nell' anarchia, diviso in pezzetti tra bande, milizie, leaders religiosi in guerra civile fra sunniti e sciiti, con la probabile vittoria di questi ultimi, più numerosi, permettendo all' Iran di prendere il controllo del sud del paese, con i curdi che si dichiarano indipendenti provocando l' invasione turca e l' accensione di un incendio nel cuore del Medio Oriente che presto arriverebbe a casa nostra. Se si vincesse in Iraq, avremmo (fra alcuni anni, non presto) uno stato democratico nel cuore del Medio Oriente, che agisca come esempio per gli altri paesi della zona. Uno stato che potrebbe innescare quell' effetto domino che ancora non abbiamo visto. Ma tutto se l' America non ritira le truppe. Ripeto, è triste che si arrivi ad una scelta così irresponsabile e questo fa capire quanto siano importanti queste elezioni, che potrebbero togliere a Bush una maggioranza parlamentare e quindi farebbero anche perdere i prossimi due anni politici agli Stati Uniti. La salvezza dell' Iraq e anche del Medio Oriente e dell' Europa e del mondo (non è un' esagerazione) sono nelle mani degli elettori americani, perchè a secoda di come vanno le cose a Baghdad potremmo trovarci in una situazione pessima o migliore.

5 Comments:

Blogger Chris said...

Guarda il tuo pezzo a rigor di logica non fa una grinza. Però c'è un "ma".
Primo: I Repubblicani (purtroppo) perderanno queste Midterm, ma come sai benissimo a livello Costituzionale la maggioranza alle Camere e la politica presidenziale sono due cose diverse, e dato che la debacle Repubblicana, si spera, non sarà così tragica, c'è da aspettarsi che linea politica Americana non cambierà di molto. Regan ha governato non avendo la maggioranza alle Camere, Clinton lo stesso. La Storia Amerciana ci indica che poco cambierà, sopratutto perchè in politica estera, sia che ci siano i Democratici o i Repubblicani, le divisioni non sono così nette. Nulla mi toglie dalla testa che i proclami "Democrats" sul ritiro dall'Iraq non siano altro che pura "propaganda" elettorale, per spingere i malumori dell'opinione pubblica a non votare Repubblicano. Il problema in Iraq è ben più profondo. Gli Stati Uniti non riescono a vincere, complice una strategia militare sbagliata ed ormai la situazione sta diventando insostenibile. lo stesso Pentagono aha dichierato lo sbaglio strategico valutato nel lasciare troppa fiducia nell'esercito governativo iracheno non in grado di gestire i ribelli, facendo quindi fare un doppio sforzo alle compagini stats and strips. I piani sono proprio entro fine 2007 di lasciare l'Iraq per forza di cose perchè le perdite stanno diventando insostenibili, sia in "capitale umano" che finanziario. Si sta cercando piuttosto una soluzione per salvare "capra e cavoli" in modo da non perdere completamente una posizione diplomatica efficace in Medio Oriente e per non perdere gli ultimi lumicini di gradimento interno. O si vince ed in fretta (entro il 2007), o dall'Iraq, e lo sanno anche in USA, è meglio sparire.

11:10 AM  
Anonymous Anonimo said...

non sono d'accordo: non c'è EXIT strategy tranne che la vittoria, contro il terrorismo. Se gli lasci spazio, quelli se lo prendono e lo usano per farti guerra.
Andarsene prima che la cosa sia stabilizzata è da stupidi. Non si dimette un paziente prima che abbia una condizione AUTONOMA stabile. E non si può mica fare la cresta su sei mesi in più o in meno...
bel post... ciao

1:01 PM  
Blogger Simon said...

Grazie dei commenti..Chris, proprio la sicurezza che avevo che in America, chiunque vinca le elezioni, si adotti una politica interna e soprattutto estera ragionevole sta venendo a mancare ed è per questo che ho il scritto il post. Spero però che tu abbia ragione e che una maggioranza democratica al parlamento non applichi le soluzioni che si sono sentite in campagna elettorale. Per il resto sono d' accordo con gabbiano, non ci dovrebbe essere uscita dall' Iraq se non dopo una vittoria e una stabilità del paese (cosa più possibile di quanto non sembri), altrimenti avremo un caos ben maggiore di quanto possiamo pensare. Grazie ancora per i commenti!

2:08 PM  
Anonymous Anonimo said...

è un piacere... mi ha sorpreso che da "università di bologna" escano commenti di questo tipo... anche se sarà uno smacco per Bush, pure io pendo per una politica estera di continuità.. se non nelle maniere, negli obiettivi...
un saluto

3:20 PM  
Blogger Simon said...

Meno male che a Bologna non la pensiamo tutti allo stesso modo!

9:37 PM  

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